Biografia

Biografia

"L'Artista Contemporaneo che trasmette un'emozione per sempre"

Nato a Laureana di Borrella (RC) nel 1936, giovanissimo si trasferisce con la famiglia prima a Napoli e poi a Pozzuoli. Inizialmente attratto dalla medicina, decide all’età di diciassette anni di consacrare la sua vita all’arte, intraprendendo un lungo e proficuo percorso artistico che si sviluppa e si rinnova da oltre cinquant’anni. Una passione probabilmente trasmessa dalla famiglia, da sempre vicina al mondo dell’arte: ricordiamo, infatti, il fratello maggiore del pittore, straordinario scultore, autore di diverse e pregevoli opere in Calabria e scomparso prematuramente durante il secondo conflitto mondiale. Michele Lanzo esordisce pubblicamente all’inizio degli anni Sessanta e pur non provenendo dall’Accademia di Belle Arti è stato amato dalla critica napoletana sin dagli esordi.

Nel 1965, in occasione della personale alla Galleria La Barcaccia di Napoli, il critico napoletano Piero Girace notò con favore l’artista calabrese:

«Timido, modesto, tutto chiuso in se stesso, Michele Lanzo oggi si affaccia sulla ribalta con una trentina di dipinti, scelti tra le centinaia da lui realizzati nel corso di varie stagioni. Osserviamoli questi paesaggi dai cieli lividi, queste sue figure di donne immobili e stupefatte su cui ha esercitato il suo spirito introspettivo, non senza prima averle modellate con uno schietto sentimento plastico; osserviamolo con attenzione tutto il complesso delle opere raccolte in questa mostra; e ci accorgeremo che Michele Lanzo non è un esordiente improvvisato, ma un artista che ha già raggiunto risultati notevoli, sia nella definizione di un suo mondo poetico, sia per la coerenza stilistica che contraddistingue i suoi dipinti»

(Girace 1965)

Lanzo è un pittore che ha lavorato con una tenacia e un fervore esemplari, come testimonia la sua vastissima produzione artistica. Le sue figure recano i segni di una passionalità creativa e, nello stesso tempo, di un tormento espressivo di considerevole rilievo. Opere che mostrano una capacità di sintesi, frutto di un lungo e ricercato lavoro di approfondimento e di penetrazione della realtà, già visibile nella produzione giovanile dell’artista, come si può notare nelle tele Annalisa (1964) e A mio padre (1964) caratterizzate da una pennellata materica e corposa. Dipinti che mostrano l’esigenza dell’artista di fermare il mondo attraverso pochi e significativi tocchi che riescono a far vibrare i soggetti scelti. Ha lavorato senza il conforto di consigli autorevoli, solo con se stesso, senza mai disdegnare l’ascendenza dei meridionali, da Toma a Crisconio, come si scorge nell’opera Carrozzone e giostra a Pozzuoli, olio del 1981 donato dall’artista al Circolo Artistico Politecnico di Napoli a seguito della personale organizzata nello stesso anno dal sodalizio culturale napoletano. Se nelle bellissime marine come Nel porto (1992), Baia dall’alto (1992), Da Mergellina (2005) e Torregaveta (2011) si scorge un’influenza più contemporanea di artisti come De Pisis o la frantumazione della pennellata di Guardi, nelle sue composizioni e nature morte ritroviamo in qualche modo gli esiti più felici e liberi delle ricerche di matrice espressionistica di Lanzo, come testimoniano i dipinti Cranio su fondo rosso (2004), Composizione con totem (2006) e Composizione (2007).

La capacità di cogliere l’ispirazione per i suoi dipinti dalle cose semplici della vita quotidiana, estraendone con tratti veloci ed essenziali le espressioni più naturali, è la cifra stilistica di Michele Lanzo. Se non trova ispirazione dalla realtà, Lanzo ripercorre il passato e i ricordi d’infanzia, popolati da soggetti evanescenti come clown e giocolieri, protagonisti delle molteplici tele realizzate dal pittore sul tema circense. Personaggi vagamente ilari che in opere come Circo (1999) e Clown (2009) mostrano la drammaticità e la fragilità della condizione umana.

A tal proposito il critico Vittorio Como, commentando l’espressionismo drammatico dell’artista, nel 1971 scriveva:

«La pittura di Michele Lanzo invoglia a parlare. Perché? Forse qualcosa viene rappresentata – nella maggior parte dei suoi quadri – come in un teatro: ogni volta una specie di miracolo. Ci ritroviamo sempre una storia, o parecchie, poiché ciascuno dei suoi personaggi recita la propria storia. Ma l’arte di Lanzo non ci invoglia soltanto a parlare, ma anche ad ascoltare. La storia, vogliamo dire il passato, sta egualmente in essa, in ogni sua opera, in primo piano o sullo sfondo e noi ci sentiamo assai vicini alla vita, com’egli la vede, quale la dipinge, così vicino che talvolta ci pare d’udirne il respiro, a contatto di quei soggetti che chiedono solo di essere reali, che vivono una esistenza irrisoria o no, sia nelle adiacenze di una terra, di un fiume o ritmati da tronchi spogli in uno scenario abbagliato da catastrofiche luci o nel contesto di una drammatica rete di rami contorti. Mondo né più né meno assurdo del nostro, ma dove circola, si direbbe, un calore che a noi manca»

(Como 1971)

Tra le numerose tecniche utilizzate egregiamente dall’artista, stupisce la grande padronanza di Lanzo nell’uso del pastello, come testimoniano le opere Donna con chitarra (1990), Maschere (1989) e Porto (2003), la cui intensità è esaltata dai colori vivaci e brillanti adoperati dall’artista. Un’esigenza pittorica che non ha mai abbandonato Lanzo, come dimostrano le numerose rassegne nazionali ed estere a cui ha partecipato durante la sua decennale carriera artistica; tra queste ricordiamo: La Biennale Modigliani del 1970; Il Premio di Pittura Estemporanea a Cervinara del 1978 (dove vince il 1° premio); il Premio “E. De Filippo” del 1985 (dove vince il 1° premio); diverse edizioni del Premio Nazionale di Pittura “Francesco Paolo Michetti”; le personali alla Galleria Seetal di Zurigo nel 1985, alla Galleria Colonna di Bologna, al Centro Internazionale d’Arte Modigliani nel 1986 e alla Galleria Mouffe di Parigi. È, inoltre, membro dell’Accademia Tiberina, dell’Accademia de‘1500 e dell’Accademia Pro Pacis Gentium. È stato insignito del titolo di Accademico d’Italia con Medaglia d’Oro. Le sue opere si trovano presso gallerie, pinacoteche e collezioni nazionali ed estere. La voglia di indagare il mondo e l’umanità ha spinto l’artista, oggi, a dedicarsi a temi universali, complessi e quanto mai drammatici, come testimonia la grande tela, realizzata nei primi mesi del 2018, dedicata allo sterminio perpetuato nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Maria Rosaria Pullo nel 2006 scrive in merito:

«La pittura di Lanzo esprime un sentimento cosmico della natura in cui l’uomo, nel riconoscimento e nell’accettazione di far parte di un ordine, trova la sua collocazione e il senso della sua esistenza. Da quest’ordine nasce quella “pietà cosmica” che non è tanto un sentimento religioso, quanto l’espressione antropologica della ricerca universale. Il Cosmo come spettacolo dove l’uomo vede la totalità, l’essere, a cui deve omologarsi. Pittura di forti cromatismi che si aprono ai grandi orizzonti naturali. Una natura, quella dipinta da Lanzo, che è vista nelle universali dimensioni dello spazio, di quell’enigma della dimensione spaziale che è accompagnato dalla consapevolezza di presenze armoniose e di tensioni verso l’unità. Per essere compresa la pittura di Lanzo esige un’attenzione particolare. Fra i suoi dipinti e lo spettatore deve nascere un rapporto intimo, senza il quale è impossibile un contatto emotivo. Se questa adesione spirituale viene a mancare, la lettura delle sue opere risulta insufficiente e incapace di interpretazione»

(Pullo 2006, pp. 18-19)